Abbiamo visto nei precedenti articoli come lo storytelling sia uno strumento prezioso che può essere impiegato da un brand per raccontare la propria personalità.
Come già accennato, chi si occupa di storytelling non può tralasciare il grande apporto teorico fornito dalla narratologia; lo studio storico-critico delle strutture, forme e tendenze della narrativa.
Il primo concetto fondamentale da prendere in esame è quello di struttura narrativa, ovvero l’ossatura sulla quale viene costruita una storia.
La struttura non è la trama, che è specifica e cambia in ogni produzione, ma è piuttosto un modello narrativo versatile che può essere applicato in molteplici narrazioni.
Essa è cioè l’architettura strutturale che soggiace all’ordine e al modo in cui viene presentata una narrazione a un lettore, un ascoltatore o uno spettatore.
Già nel 300 A.C., Aristotele formalizza una schematizzazione strutturale della narrazione, ad oggi tra le più diffuse e studiate in ambito di scienze narratologiche e di studi sulla sceneggiatura drammatica. Aristotele individua 3 momenti fondamentali, chiamati atti, senza i quali una qualsiasi narrazione sarebbe incompleta e lascerebbe insoddisfatti il lettore o lo spettatore. [1]
Le tre fasi della struttura narrativa coinciderebbero inoltre con le tre fasi della dialettica aristotelica: Tesi, antitesi e sintesi (Dove la tesi è l’enunciato di partenza, l’antitesi è un secondo enunciato che contraddice il primo e la sintesi armonizza e supera le prime due fasi per condurre alla verità.).
I tre atti sono nello specifico:
- Tesi o inizio: la situazione di partenza, la parte della storia che ci introduce il conflitto e ci presenta l’eroe o i personaggi principali e ci racconta le loro motivazioni, l’ostacolo che sbarra loro la strada.
- Antitesi o svolgimento: la parte centrale della narrazione, nella quale il protagonista vive la sua avventura e affronta l’ostacolo.
- Sintesi o conclusione: La risoluzione della vicenda e che rivelerà al lettore se il protagonista sia riuscito a superare l’ostacolo ed a risolvere il conflitto oppure se questi ne sia rimasto sconfitto
Queste tre fasi si sviluppano, secondo le teoria della struttura in tre atti, in 4 momenti precisi:
- ESORDIO: Il principio della narrazione che ha lo scopo di presentare al pubblico il protagonista e l’ambientazione. Appartiene all’esordio l’incipit (le primissime righe di apertura) che può a sua volta essere:
- In Medias res: quando il lettore viene proiettato nel pieno svolgimento degli eventi. la tecnica più comune è in questo caso di iniziare con un dialogo.
- Introduzione: l’autore presenta il background di personaggi e ambienti prima di narrare lo svolgersi degli eventi
- A effetto. La narrazione inizia con un incipit mirato ad incuriosire e sorprendere il lettore, invitandolo a volerne sapere di più (un po’ come può fare il marketer nell’ideare uno storytelling inserito in una più ampia strategia di guerrilla marketing o come ho cercato di fare ad esempio in questa ricerca, partendo con un incipit dalla paratassi colloquiale che richiedeva di evocare alla mente del lettore un’immagine non convenzionale per una tesi)
- SVILUPPO: il cuore della storia, il dipanarsi della trama e le varie vicende che vedono i personaggi perseguire i loro obiettivi. Essa può essere divisa a sua volta in due principali fasi:
- Complicazione: un momento strettamente legato all’esordio, in cui emerge il conflitto centrare della storia, ciò che interviene a comprometterne l’equilibrio iniziale.
Volendo provare a traslarlo all’interno delle dinamiche di marketing, questo è a mio avviso un momento fondamentale, al quale lo storyteller deve porre particolare attenzione. Può essere identificato come il momento in cui il consumatore si rende conto della propria inadeguatezza, in mancanza di un determinato prodotto o servizio e si avvicina al “fatal flaw” di cui parla Dara Marks, che approfondiremo nei prossimi paragrafi, trattandolo in parallelo con le teorie di tecnica di vendita circa la creazione di valore.
- Svolgimento: la parte in cui viene ampliata e sviluppata la vicenda attraverso il racconto e l’utilizzo di escamotage narrativi quali:
- Delineazione dei personaggi, attraverso le loro azioni, in modo che prendano forma e carattere e assumano, agli occhi del lettore, le loro specifiche funzioni narrative: si verrà quindi a identificare chi è il protagonista, chi l’antagonista, l’aiutante, la comparsa, ecc.
- Utilizzo di espedienti e salti temporali, ad esempio l’analessi (o flash-back) che ha lo scopo di raccontare eventi passati, ma ricollegati alla vicenda in corso, background dei personaggi, ma anche anticipazioni su eventi futuri (flash-forward).
- Descrizione degli ambienti in cui si svolgono le vicende: serve a immergere il lettore nella storia e a dare maggiore spessore ai personaggi, contestualizzandoli nello spazio e nel tempo e caratterizzandoli meglio.
- Mantenimento della suspense ritardando lo scioglimento finale o depistando il lettore verso altre soluzioni.
- Inserimento di dialoghi, azioni, riflessioni, chiarimenti dei fatti narrati e tutto quanto possa servire a rendere più appassionante e coinvolgente la lettura.
- CLIMAX: è il momento culminante della storia, il punto in cui si accumula la maggiore tensione narrativa. È la resa dei conti, proprio alla soglia del gran finale.
Spesso il climax si avvale di topui narrativi, luoghi comuni ricorrenti, strettamente legati al genere di cui fa parte una narrazione che spesso corrispondono a immagini archetipiche, capaci di emozionare e di coinvolgere personalmente il pubblico. È il momento che generalmente viene più ricordato e, seconda del tipo di testo che si vuole scrivere e della sua lunghezza, è possibile che nel corso della storia si esplichi in più di un climax, sapientemente dosati in modo da non accumulare troppa tensione narrativa in un unico punto, corrispondenti allo scioglimento di conflitti secondari più o meno importanti presenti nella trama.
- SCIOGLIMENTO: il finale della storia, la conclusione della vicenda che può essere positiva, negativa. Esistono diversi tipi di scioglimento finale
- Cliffhanger: un espediente narrativo in cui la narrazione si conclude con una interruzione brusca, in corrispondenza di un colpo di scena o di un altro momento culminante caratterizzato da una forte suspense.
- Finale a sorpresa: ribalta le premesse e le aspettative del lettore, nel bene o nel male, con un colpo di scena durante l’epilogo.
- Finale aperto: l’epilogo effettivo delle vicende non viene esplicitato con chiarezza ma soltanto evocato e lasciato immaginare al pubblico.
- Finale ad anello: quando si torna ad una situazione simile al punto di partenza
Evidente come anche la narrazione aziendale possa prendere spunto da questi momenti e sviluppare uno storytelling appassionante e bilanciato nel dipanarsi della sua trama.
Proprio dalla struttura narrativa in 3 atti di Aristotele si sviluppano le teorie narratologiche drammaturgo tedesco, Gustav Freytag, il quale teorizza nella seconda metà dell’800, la struttura narrativa in cinque atti, comunemente utilizzata oggi per analizzare i drammi classici (e soprattutto shakespeariani)
La struttura narrativa in cinque atti si configura in maniera quasi analoga a quella aristotelica ma ne sviluppa ulteriormente l’atto del climax, facendolo precedere da una crescita (un momento in cui accelerano l’azione e la tensione. Qui le relazioni tra personaggi e tra i fatti si fanno più articolate e incalzanti, nella direzione del culmine della vicenda.) e facendolo seguire da una Decrescita (Dallo stato di eccitazione del climax le vicende vanno verso lo scioglimento. Questo momento può coincidere con un mutamento nel protagonista, positivo o negativo. La situazione non è stata ancora risolta ma è stato affrontato quello che sembrava essere il momento di maggiore tensione narrativa).
[1] Dancyger, Rush, 2000 Il cinema oltre le regole, Milano, BUR