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Conoscere i 9 punti del pensiero narrativo, per utilizzare efficacemente lo storytelling.

Abbiamo visto nei precedenti articoli come lo storytelling sia uno strumento prezioso che può essere impiegato da un brand per raccontare la propria personalità.

Non soltanto una tecnica ma addirittura il riflesso di uno preciso modello, il “Pensiero narrativo”, in grado di fare la differenza, se ben usato, nella marea di informazioni nelle quali i nostri pubblici sono immersi.

Ma cos’è questo pensiero narrativo?

È tra il 1970 e il 1980 che si colloca il cosiddetto “narrative turn“: una svolta narrativa che si inserisce in un contesto di crescente narratività perfusa. È in questi anni che la narratività e lo storytelling, prima relegati ai campi di letteratura ed intrattenimento, prosperano fino al punto di sconfinare in ambiti tradizionalmente anarrativi quali la politica e il marketing.[1]

Negli stessi anni sempre più filosofi, psicologico, neuroscienziati e biologi evidenziano l’importanza della narrazione, nel processo di comprensione e decodificazione del mondo da parte dell’uomo fino ad arrivare alle concezioni più moderne e condivise, secondo le quali il racconto non possa essere ridotto a mero strumento di comunicazione o espressione artistica ma che esso equivalga a una forma mentis, uno strumento di pensiero[2].

Nella seconda metà del 900, Jerome Bruner, psicologo costruttivista statunitense, teorizza l’esistenza di:

due modi principali di pensiero con cui gli esseri umani organizzano e gestiscono la loro conoscenza del mondo, anzi strutturano la loro stessa esperienza immediata[3]:

  • la comprensione pragmatica, il cui pensiero concreto e analitico segue un percorso lineare deduttivo e viene impiegato soprattutto a processare il flusso dell’esperienza; dividere, calcolare e comparare.
  • la comprensione narrativa che si differenzia per la complessità astrattiva e per l’interesse per i particolari. Si tratta di un pensiero narrativo, ideografico e mosso da interessi più generali ed universali

Lo studioso individua nove imprescindibili attributi che consentono di comprendere ancora meglio in cosa consista il cosiddetto pensiero narrativo[4]:

  1. Sequenzialità, cioè disposizione in una successione temporale degli eventi narrati con una durata anticipativa o retroattiva.
  2. Particolarità e concretezza degli eventi narrati che riguardano nello specifico singoli individui e in genere persone.
  3. Intenzionalità, cioé racconti di eventi e vicende orientati da scopi, opinioni, sentimenti, stati d’animo.
  4. Opacità referenziale. Si parla di personaggi, dei loro sentimenti e non di ciò che è vero o falso, si valuta la coerenza del racconto piuttosto che il suo rispecchiare la realtà: siamo cioè nel campo della rappresentazione.
  5. Componibilità ermeneutica. Si tratta della necessità di fare riferimento al contesto per comprendere e valutare gli eventi narrati.
  6. Violazione della canonicità. Sono sempre presenti rotture della normalità, eventi o svolte particolari, pur in una struttura canonica riconoscibile.
  7. Composizione pentadica. Sono sempre presenti in una narrazione cinque elementi: un attore, un’azione, uno scopo, una scena, uno strumento, organizzati secondo un’alternanza di equilibrio, squilibrio, ricomposizione dell’equilibrio.
  8. Incertezza. La narrazione usa frequentemente il linguaggio metaforico, non ha un andamento lineare, è aperta e lascia uno spazio tra realtà e immaginazione.
  9. Appartenenza ad un genere. Attraverso le metafore organizzatrici e altri artefizi, ogni narrazione assume uno stile o un tono che tende a rimanere costante[5]

Il pensiero narrativo usa un tipo di logica mossa dall’esigenza di arrivare a una rappresentazione il più verosimile del mondo a partire dal minor numero possibile di esempi di questo mondo. Esso si svolge nella vita quotidiana, dove innanzitutto è indispensabile fare delle scelte. E per poter fare una scelta non si può aspettare di poter ispezionare le complesse concatenazioni logiche di un pensiero deduttivo.[6]

Note:

[1] Calabrese, 2009, (a cura di), Neuronarratologia. Il futuro dell’analisi del racconto, Bologna: Archetipolibri

[2] Herman, Jahn, Ryan, 2005 (a cura di), Routledge Encyclopedia of Narrative Theory, London – New York: Routledge

[3] Bruner, 1988, La mente a più dimensioni, Laterza

[4] Bruner, 1993, La costruzione narrativa della realtà, Laterza

[5] Kanizsa, La ricerca sul campo in educazione I. I metodi qualitativi, Bruno Mondadori

[6] Smorti, 2007, Narrazioni. Cultura, memoria, formazione del sé, Giunti Editore