Ogni giorno esprimiamo la nostra personalità in così tanti modi.
Decidiamo come vestirci, come pettinarci. Decidiamo che persone e che luoghi frequentare e quali tipi di registro verbali adottare. Alle volte parliamo di noi, altre condividiamo stories su Instagram.
Capita che andiamo spesso in quel locale o che ci arrabbiamo quando un nostro amico posta su Facebook la foto di un libro che non ci piace. Anche quando ci arrabbiamo, in fondo stiamo dicendo agli altri qualcosa sulla nostra personalità, sui nostri valori e su chi siamo.
Analogamente a noi, anche i brand hanno una moltitudine di abiti da indossare e varianti tra cui scegliere per comunicare la loro personalità ai propri stakeholder.
Quando si parla di Corporate Communication si intende proprio
l’insieme delle attività di comunicazione, pianificate ed emergenti che un’organizzazione o un brand rivolge ai pubblici interni ed esterni ad essa, per ottenere le risorse che occorrono per il suo adeguato funzionamento, la sua competitività ed il suo sviluppo.[1]
Emerge subito chiara, dalla definizione teorizzata da Van Riel, una netta distinzione tra la disciplina che viene definita “comunicazione interna”, ovvero quel complesso di attività finalizzate a creare una rete interna di flussi informativi (rivolta a diffondere informazioni, saperi e conoscenze e a rendere chiari e condivisi gli obiettivi di brand ai dipendenti) e la “comunicazione esterna”, con la quale si intende quel complesso di attività e flussi comunicativi che dall’organizzazione vanno verso pubblici esterni, che siano clienti, fornitori, stakeholder, opinioni pubblica, istituzioni, media ecc…
In questo articolo voglio soffermarmi in particolar modo sulla comunicazione interna, senza però mai perdere di vista il parallelismo già introdotto negli scorsi articoli tra organismo umano e brand.
Così come nel corpo umano infatti, anche all’interno delle singole componenti del brand è fondamentale che ciascuna parte lavori armonicamente con le altre, condividendone finalità, valori e obiettivi.
Si configura quindi, in quest’ottica, l’esigenza di creare un tipo di comunicazione ad hoc, interna al brand, in grado di guidare la percezione dei dipendenti e del management e capace di creare engagement: una connessione profonda e duratura che presupponga coinvolgimento, condivisione e partecipazione.
Si parla di vera e propria affezione, per farla breve. Per tornare al paragone umano, l’engagement può essere inteso come quanto una persona sia amica di un determinato brand. [2]
Un brand sano, così come accade ad una persona nel corso della sua vita, è soggetto a mutamenti e variazioni, volontarie o talvolta obbligate e dev’essere capace, durante tutte le fasi di transizione che affronta, di non perdere il proprio focus.
Gli strumenti di comunicazione risultano preziosi, quindi, anche durante le trasformazioni, per rendere ogni componente aziendale partecipe ad un cambiamento in atto, a rassicurarlo ed a guidarne l’adozione di comportamenti idonei e favorevoli.
Le 4 abilità più importanti per occuparsi di comunicazione interna? [3]
[1] Van Riel, Fombrun, 2006, Essentials of Corporate Communication, Routledge
[2] Saks, 2006 Antecedents and consequences of employee engagement, IJLTEMAS
[3] Methodos, 2019, Report di Ricerca in Osservatorio Nuovi Trend Comunicazione Interna